Fu il poeta romano Publio Ovidio Nasone, più semplicemente noto come Ovidio, uno dei primi a parlare del mito della Fenice, raccontando come essa moriva e rinasceva ogni 500 anni.

Araba Fenice in quanto è nell'antico Egitto che appaiono le prime testimonianze culturali e religiose che circondano questa figura. Per il popolo egizio questo maestoso aione era nato sotto l'albero del bene e del male, e si associava ai gonfiori del Nilo, al Sole e alla morte.

Questa creatura fantastica si dice che avesse capito fin dall'inizio che, per guadagnare più saggezza, sarebbe stato necessario ri-aggiornarsi di tanto in tanto.

Ecco che sembra essa sorvolasse tutto l'Egitto in cerca di tutti gli elementi più belli e più preziosi per costruirsi il nido: rami di cannella, rami di quercia, nardi e mirra, e che una volta sistemata nel suo nido...cantasse una delle canzoni più belle che gli egiziani avessero mai udito.

Subito dopo sembra che l'Araba Fenice iniziasse a prendere fuoco, lasciandosi maestosamente consumare interamente dalle fiamme anzichè combatterle... fino a diventare cenere.

Tre giorni dopo, si racconta che essa rinascesse piena di forza e di potenza e che, una volta raccolto il suo nido, partisse per portarlo al Tempio del Sole dove lo avrebbe lasciato per iniziare un nuovo ciclo di ispirazione per il popolo egiziano.

IL POTERE DI RISORGERE DALLE CENERI

L'Araba Fenice, questo uccello mitologico che dopo la morte rinasce maestosamente dalle ceneri della sua propria distruzione, diventa oggi il simbolo in assoluto più appropriato al potere della resilienza, ossia alla nostra capacità di far fronte alle avversità con atteggiamento positivo, coltivando tutte quelle risorse che albergano dentro di noi.

Grazie a Carl Gustav Jung questa creatura archetipica entra quasi di prepotenza, come se quel posto fosse da sempre stato suo, a far parte dei trattati di psicologia.

Nella sua opera “Simboli della trasformazione”, Jung paragona quindi la capacità di risorgere dalla morte della Fenice alla possibilità per ogni uomo di rinascere, e quindi ripartire, dopo un fallimento.

Ecco che oggi tutti conosciamo l'Araba Fenice come un simbolo di forza, di resistenza fisica e quasi di immortalità visto che in un qualche modo riesce a "controllare" il fuoco. E nel fuoco della Fenice troviamo contenute in parti uguali creazione e ditruzione, vita e morte.

Anche in Cina ancora oggi è espressione di potere, prosperità e armonia dell'universo, rappresentando anche lo yin e lo yang, ossia quelle due energie opposte e necessarie che si completano a vicenda, dove l'esistenza di uno dipende dall'esistenza dell'altro.

Ecco allora che anche noi, come l'Araba fenice, dobbiamo allenarci alla resilienza, ossia a rafforzarci interiormente al fine di affrontare meglio qualunque avversità.

Il resiliente sa accettare con la giusta flessibilità le sfide della vita...così come la fenice sa prepararsi alla morte consapevole della sua rinascita.

Una persona che cade e si rialza è molto più forte di una persona che non è mai caduta.

Viktor Frankl